Pubblichiamo un inedito di MARCO PALLADINI, autore di poesia, prosa e drammaturgie, una riflessione in poesia tra saggezza e vertigine. La poesia è introdotta da un breve commento del poeta Francesco Paolo Memmo: “Splendido esempio di poesia che dichiara la propria insufficienza (non indica una direzione sicura, non serve a programmare con esattezza il computer dell’anima, non…), ma nel momento stesso in cui registra la mancanza di una messa a punto della mente, afferma orgogliosamente la propria necessità e il proprio senso nel regalare “il piacere della disputa” e “alimentare il focus della controversia” (con rimando a Luzi). Anche, si può aggiungere, sommando Palladini a Palladini: creare caos. E se anche soltanto a questo servisse, la poesia, già potrebbe bastare a rispondere alla domanda finale.”
Biopoesia
Mi affaccio sull’orlo della poesia
e ho come una vertigine che eclissa la saggezza.
Mi aggiro intorno ai limiti della poesia
e sento lo strazio delle voci dei diversi.
Non so quel che faccio, eppure lo faccio,
faccio il poeta per galleggiare,
per nuotare nel mare della sovracoscienza.
Si procede a vista oppure alla cieca,
vuoto è l’orizzonte e io non riesco
a programmare il computer dell’anima.
La psiche non è mai quello che sembra
o che sospettiamo, la poesia coraggiosa
la fanno gli uomini strani o impoetici
che stanno al mondo per scommessa,
per sfida o per condanna.
Tra il micro e il macro la mia mente
manca la propria messa a punto
e la poesia puntualmente lo registra.
Vivo nello scarto tra l’essere e il voler essere,
sono un numero casuale gettato nel reale.
Aspetto sempre l’innegabile, ma nel frattempo
la poesia mi regala il piacere della disputa,
di alimentare il focus della controversia.
Chi individua i neuroni specchio della poesia
saprà tirare le fila della sua biografia?
(inedito)
Biopoetry
I stand on the edge of poetry
and I have a sort of vertigo that eclipses wisdom.
I wander around the limits of poetry
and I hear the torment of the voices of the different.
I don’t know what I’m doing, yet I do it,
I’m a poet to float,
to swim in the sea of superconsciousness.
You proceed by sight or blindly,
the horizon is empty and I cannot
to program the computer of the soul.
The psyche is never what it seems
or what we suspect, courageous poetry
strange or unpoetic men do it
who are in the world for a bet,
by challenge or condemnation.
Between the micro and the macro my mind
its own fine-tuning is missing
and the poetry promptly records it.
I live in the gap between being and wanting to be,
I am a random number thrown into reality.
I always wait for the undeniable, but in the meantime
poetry gives me the pleasure of dispute,
to fuel the focus of the controversy.
Who identifies the mirror neurons of poetry
will he be able to pull the threads of his biography?
(unpublished)
Marco Palladini Nato a Roma, è narratore e poeta, nonché drammaturgo, regista performer e critico nell’ambito del teatro d’autore e di ricerca. Suoi testi in versi e teatrali sono stati tradotti in greco, romeno, inglese, ucraino, tedesco, ungherese, spagnolo e catalano. Ha scritto e allestito una quarantina di testi, spettacoli e performance teatrali e poetico-musicali. Tra le ultime pubblicazioni: le raccolte poetiche Attraversando le barricate (2013), è guasto il giorno (2015) De-siderata (2018) e Via memoriae / Via crucis (2022) e il disco musical-poetico Creando Chaos (2023), pubblicato su varie piattaforme online; inoltre Stecca, mutismo e rassegnazione (romanzo, 2017), Strasognando Fellini (attraverso nove stazioni/stagioni filmiche (critica, 2019), Nomi veri falsi (racconti, 2019), I virus sognano gli uomini (romanzo, 2021). Sulla sua opera poetica è uscita la monografia critica di I. Appicciafuoco Nei sentieri della linguavirus (2019). Ha vinto il Premio Feronia 2016 per la saggistica.