MONICA MESSA “Una pistola al Luna Park” (RP Libri,2024) Introduzione di Antonio Bux
Nota di Irene Sabetta

Copertina di "Una pistola al Luna Park" (RP LIBRI, 2024)
Ph Sandro Figliozzi

 

I testi raccolti nella silloge Una pistola al Luna Park di Monica Messa delineano uno spazio fiabesco e onirico ma, al tempo stesso, concreto e riconoscibile. Attraverso una serie di ritratti vividi e commoventi, l’autrice conduce il lettore in un contesto dai forti tratti mediterranei con accenti di malinconica “clownerie” tipica delle ambientazioni cinematografiche felliniane.

I personaggi che abitano questo mondo diafano, sfumato eppure così toccante e tangibile, sono figure fragili e spesso indifese che racchiudono in sé traumi profondi e profonde verità. Il racconto delle loro storie tragiche avviene però in sordina; sono storie sussurrate che conservano, tuttavia, un forte impatto emotivo. Nel Luna Park evocato dal libro, c’è odore di agrumi e di mare misto al puzzo della povertà e dell’abbandono: Il suo dolore puzza / lo senti da lontano, / puzza di levante e di randagio / di mancanza e di lattine vuote.

Il paradiso perduto dell’infanzia e il rigurgito delle violenze subite sono il sottotesto di questa città diorama che, come dice Antonio Bux nell’introduzione, è piuttosto un “non luogo” dove tutto diventa irrimediabilmente drammatico. Uso il termine “drammatico” nella sua accezione di “teatrale” poiché Samir, la Bambina di rame e di miele, sua madre, Annarella, Pino sono i protagonisti trasognati e veraci di una rappresentazione allegorica della lotta per la sopravvivenza.

Monica riesce, con parole appartenenti a registri linguistici diversi e un tono che oscilla tra la tristezza e l’ironia, a disegnare i contorni di una realtà periferica eppure ricca di un fascino quasi magico per cui un paese, un paese qualsiasi in cui la gente sceglie da sempre / lo stesso modo di invecchiare è trasfigurato in un mondo totale e totalizzante, un piccolo cosmo prigione, per usare le parole dell’autrice.

Mediante numerosi deragliamenti di senso (i. e. Muore / il binario, un neonato piange / nella roulotte russa.) e immagini con accostamenti desueti (liquami corruschi), la poeta mette in atto una girandola di prospettive da cui guardare questo borgo-mondo antico e moderno, innocente e corrotto, puro e contaminato, seguendo un’andatura “bustrofedica” come lei stessa suggerisce nel primo testo della silloge: Bustrofedico procedi. Sogni / idromele e mescalina.

Sono versi in cammino e lungo il percorso raccontano l’intervallo Fra ciò che resta dentro e ciò che porta fuori.

 

Copertina di "Una pistola al Luna Park" (RP LIBRI, 2024)
Copertina di “Una pistola al Luna Park” (RP LIBRI, 2024)

 

 

Monica Messa ha esordito nel 2018 con Poesiole, una raccolta di poesie su vari temi, scritte nell’arco di trent’anni. Ha poi pubblicato Seppie Ripiene – Poesie per poche lire (2018) e Il Logorio della vita moderna (2021). A dicembre 2024 ha pubblicato Una Pistola al Luna Park, Edizioni RP Libri.

Ha partecipato a diversi Festival. Alcune poesie sono state pubblicate in blog, riviste cartacee e online, in antologie nazionali e internazionali.

È stata nella redazione della rivista di poesia “La Vallisa” e “La Confraternita Letteraria”. Alcune poesie sono state tradotte in albanese e in spagnolo. Cura, inoltre, un blog e una Pagina Facebook.