ANNA MARIA CURCI
“Assolo dell’ortensia”, Macabor 2024
Nota di Irene Sabetta

ANNA MARIA CURCI Assolo dell’ortensia, Macabor, 2024

Assolo dell’ortensia, ultima raccolta poetica di Anna Maria Curci, si offre al lettore come un frutto maturo o una pianta in piena fioritura. E non solo per il richiamo esplicito, sin nel titolo, al mondo vegetale ma, soprattutto, per la sua pienezza di stile e di contenuto. Dal primo testo all’ultimo, ogni singola parola sboccia sotto i nostri occhi e si fa disegno preciso, nitido; ogni singola scelta lessicale è accurata e necessaria. Niente sbavature né ridondanze; la sintassi, ridotta all’essenziale, accoglie la complessità poetica di ciascun verso in una cornice pulita. 

Musica e natura sono elementi sostanziali di quest’opera che subito si rivela di non facile decodifica ma di sicuro godimento, come un canto poliritmico o un variegato orto botanico.

Che cos’è un assolo? Generalmente si tratta di un brano musicale eseguito, in un contesto tuttavia corale ed orchestrale, da una voce sola o da un solo strumento: un suono “unico” si stacca temporaneamente dalla massa vocale o strumentale e marca una differenza, un contrasto, segna un momento di solitario controcanto prima di ridare la parola a “tutti”, termine che indica nella musica la ripresa del canto in coro. Proviamo un controcanto allo sgomento, recita un verso.  Con tono lento e meditativo e ricca varietà lessicale e strutturale, tratti distintivi della produzione poetica dell’autrice, l’ortensia inizia il suo “solo” che risuona nell’ascolto “muto” del coro. Subito il fiore dai mutevoli colori, agglomerato esso stesso di infiorescenze, chiama in causa un “tu”, si rivolge al lettore coinvolgendolo in un compito interpretativo: sta a te scartabellare sfumature. L’ortensia invita all’assunzione della responsabilità di discernere, di accettare e comprendere la complessità. La natura si pone così come guida morale da cui imparare ad essere più attenti e accorti: L’antico dono di scorgere e scrutare / ritorna a palesarsi sempre nuovo. / Accoglierlo sta a te che ti affaccendi / e provi a contemplare pur facendo. In questi versi, che assieme a tanti altri risuonano come una sorta di “precetto” dell’ortensia, l’accento è sul valore della scelta. Altri insegnamenti sono: lascia che il bene incontri la rabbia / e dica piano con sussurro squillante / la furia non distrugga la bellezza; e ancora abbraccia senza attendere ritorno. É come se una saggezza vegetale emanasse dal fiore ad indicarci la via che è spesso la via del paradosso, della combinazione degli opposti, della “concordia discors”.

Nel giardino di Anna Maria Curci la natura, depositaria del bene, canta, fa del fiume un solfeggio e ci insegna a scovare simmetrie nascoste. Nel connubio pacificante con gli elementi naturali è possibile trovare una salvezza inaspettata: Erano annunci di ultrasuoni arguti / di frantumi raccolti e riaccostati / vene e rive a riempire le ferite.

Togli la pietra, sciogli, lascia andare, ci dice l’autrice per mezzo dell’ortensia, perché così soltanto saremo pronti ad accogliere verità e bellezza, saremo capaci di vedere il fascino delle cose offuscato dal male di vivere. “Risvegliando l’attenzione della mente dalla letargia dell’abitudine e dirigendola verso la bellezza e le meraviglie del mondo”, citando S. T. Coleridge, torneremo a provare un sentimento di stupore e meraviglia persino nel consunto paesaggio urbano di Roma: A volte oltre il tendone / del circo permanente a cielo aperto / un vicolo sprigiona raggi rari.

Nella parte finale della raccolta, versi sempre più brevi e veloci come colpi di pennello, tracciano un disegno di variopinte combinazioni da cui emerge forte e chiara la volontà inalienabile  di ribadire un assoluto sì alla vita e alle sue stupefacenti simmetrie.

ph valentina ciurleo
ph Valentina Ciurleo

Anna Maria Curci insegna lingua e letteratura tedesca. È nella redazione di “Periferie” e di “VivArte”, rivista dell’associazione culturale “L’Arte in Arte” di Urbino. Ha tradotto poesie di Lutz Seiler (La domenica pensavo a Dio, Del Vecchio 2012), di Hilde Domin (Il coltello che ricorda, Del Vecchio 2016), i romanzi Johanna (Del Vecchio 2014) e Pigafetta (Del Vecchio, 2021) di Felicitas Hoppe. Sue sono la curatela e le traduzioni del volume Anima azzurra, vagare oscuro. Antologia delle poesie di Georg Trakl (Marco Saya Editore, 2023). Ha pubblicato i volumi di poesia Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015), Nei giorni per versi (Arcipelago itaca 2019), Opera incerta (L’arcolaio 2020), Insorte (Il Convivio, 2022), Assolo dell’ortensia (Macabor Editore 2024).