SIMONE SIBILIO “Una bussola per bandiera”
Di Felice Edizioni 2024 Nota di Marco Colletti

Una bussola per bandiera, Di Felice Edizioni, 2024, si apre con Poesie su Gaza e in particolare con un testo che si intitola Scrivere poesie dopo Gaza. L’Autore dunque si interroga subito, in apertura, sulla possibilità / convenienza/ utilità di scrivere durante il corso di eventi che sono l’indicibile e che sembrano costringere la mente e le emozioni al silenzio del compianto e basta, all’impotenza. La cosa particolare è che Una bussola per bandiera, che dà il nome al titolo del libro, è una raccolta in cui si affronta il tema dell’immigrazione e viene fatta precedere da questa nuova sezione su Gaza, quasi a sottolineare una emergenza, che è un’emergenza del dire, oltre il silenzio a cui lo scempio degli eventi sembra costringerci. C’è subito questa dichiarazione di impotenza, che abbraccia tutti i drammi umani, specialmente quelli inflitti dal potere: «E noi amiamo la vita come se il domani a noi non venisse». Cioè l’interrogazione su un ‘non futuro’ o una impossibilità di futuro e quindi vivere o l’istante o sopravvivere nei ricordi. Vorrei partire da un distico:«Pagine senza gambe/parole senza ritorno». Si parte con una necrosi, un’amputazione o un difascimento corporeo della pagina che aspetta di essere scritta: nella Storia che si rovescia, le anime sembrano essere suturate, con i punti chirurgici più che cicatrizzate e sempre sull’orlo di riaprirsi. L’uomo sembra abbandonato alle necropolitiche, nella battaglia tra Ethos, Logos e Storia nell’attesa del «raggio di Dio». Nello stesso testo, Alef-Bet/Abjadiyya, ecco che l’autore evoca un mantra «Mors tua Vita mea Mors tua Vita mea Mors tua Vita-non-pervenuta». Dunque la scomparsa, la vita cancellata, che non è neanche più cenere, è nulla, è vita estinta al buio. A partire dall’infanzia: «Bimbi urlanti con scapole sguainate», scapole sguainate come spade, come se l’arma facesse parte ormai del corpo, del corpo di un innocente: la deformazione della parola porta alla deformità fisica, ad essere animali umani. Animali che hanno ormai «braccia troppo corte per arginare i venti», la riduzione quasi a un nanismo e all’inanità, alla cecità senza neanche «il diritto di dire: non vedo», un buio non scelto, ma come esito univoco. E poi le mani martoriate, che spuntano dalle macerie, imbrattate di sangue, contrapposte alle mani di chi scrive proclami di guerra. Sono le mani che non possono più pregare, perché su tutto questo c’è comunque un Dio: «I cimiteri hanno DIO nascosto/ tra ombre fossili e intagli di pietra./ e DIO è il più grande e qualcuno il suo profeta/ DIO è il più grande e noi i suoi becchini». Dio stesso sembra essere diventato un’ombra fossile o l’intaglio di pietra delle rovine di un tempio o di una tomba, magari rasa al suolo. Dunque noi siamo i becchini dell’umanità che soccombe sotto l’ombra di Dio o siamo i becchini di Dio stesso? Di sicuro siamo rinchiusi nella «Fortezza Europa». Ma noi siamo veramente una fortezza, se questa fortezza racchiude macerie, cenere e proclami di lingue marcescenti? Su questo marciume del linguaggio dobbiamo agire, rifondarlo, tornare alle radici delle parole nel ricordo: «ricorda che una stella, qualunque siano le sue punte, è lì/ a donare luce/ ricorda quella foto appesa all’ombra di una piaga/la voce di ci riprendi il sogno di un allegro banchetto/ riprendi il salmo e quell’antico culto/ riprendi la sagoma cucita sulla pelle», nel confronto reciproco con ricordi di mondi che sembrano non appartenerci culturalmente, quindi il confronto con le altre estetiche: «con polmoni verdi e paesaggi mozzafiato/ da far girar la testa a esteti e mostri/ conosco bene la savana e le sue tigri». Questa è la funzione della poesia, di questa poesia e di questo libro: «La voce di chi, al riparo dalla morte, l’ha vista la morte/ e l’ha domata/ tramutandola in racconto per chi resta, per qualcuno./ A che serve la scrittura tra le fauci dell’oblio». Sibilio oppone al caos l’esattezza del linguaggio, contro la distorsione della parola: la calunnia che si manifesta attraverso i messaggi subdoli, i proclami afoni, l’odio di lingue infìde. Calunnia e impunità del diffonderla appaiono allora come un verso scomposto: «Non credere al mostro che ti dà del pazzo./ Né a chi ti traduce come un verso scomposto», come se le parole potessero essere rimescolate, tessere confuse di un crudele gioco di società appunto, per farle cambiare di senso. Ma questa società è la nostra società e non è un gioco.

Simone Sibilio è Professore Associato di lingua e letteratura araba presso il Dipartimento di Studi sull’Asia e l’Africa mediterranea (DSAAM) all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Membro del Comitato scientifico dell’Euramal (European Association for Modern Arabic Literature) e del CEM (Research Centre on Contemporary Middle East of Ca’ Foscari University), è inoltre Coordinatore del Collegio didattico del Corso di Laurea triennale del DSAAM nonché del Gruppo di Assicurazione della Qualità (AQ).Le sue principali aree di ricerca sono la poesia araba moderna e contemporanea, la questione palestinese, la traduzione letteraria. Tra le sue maggiori pubblicazioni, Nakba. La memoria letteraria della catastrofe palestinese (Edizioni Q, II, 2015); In guerra non mi cercate. Poesia araba delle rivoluzioni e oltre (in collaborazione con O. Capezio, E. Chiti e F.M. Corrao,  Le Monnier, 2018) e Poesia araba moderna e contemporanea per la collana di Pubblicazioni Scientifiche dell’Istituto per l’Oriente (Ipocan) di Roma, 2022. Ha tradotto numerosi poeti arabi contemporanei tra cui Muhammad al-Fayturi, Talal Haidar, Moncef Ouhaibi, Ghassan Zaqtan Najwan Darwish. Ha in preparazione un volume antologico sulla poetessa siriana Widad Nabi e un lavoro sul poeta palestinese Mahmud Darwish.È inoltre co-curatore con A. Bianco e  B. Rayhanova del volume Contemporary Arabic Literature and Migrations. New Poetics and Perspectives, di prossima uscita per Tauris, London. Ha pubblicato la silloge Una bussola per bandiera (Di Felice Edizioni, 2021). È stato il direttore artistico di Nazra Palestine Short Film Festival negli anni 2018-2020.